L’estate in cui imparammo a volare – stagione 2: recensione della serie TV Netflix
Kate e Tully: stavolta separate. Cosa è successo per allontanarle? Di chi era il funerale a cui hanno assistito? Jhonny è morto? Le risposte nella nuova stagione
L’Estate In Cui Imparammo A Volare è una serie ideata da Maggie Friedman (titolo originale Firefly Lane, soggetto di Kristin Hannah, autrice anche del romanzo originario): la seconda stagione, di sedici episodi, è disponibile su Netflix dal 2 dicembre 2022.
L’estate in cui imparammo a volare 2 di cosa parla?
La storia è incentrata su Tully e Kate, due ragazze migliori amiche dall’adolescenza che devono fare i conti con molte avversità: la narrazione si svolge su tre linee temporali differenti, seguendo le vicende sentimentali delle due donne e la loro amicizia che le tiene unite anche nei momenti più difficili.
Netflix non è nuova alle produzioni di show drammatici con fortissime componenti romantiche; Firefly Lane sembra ammiccare a This Is Us -riprendendone la dose di melassa- e Lost -piani temporali cronologicamente sfasati, domande su domande che sono più interessanti delle risposte, quando arrivano-, ma può contare su due attrici protagoniste d’eccezione (Katherine Heigl da Grey’s Anatomy e Sarah Scrubs da How I Met Your Mother), che infatti erano il polo d’attrazione principale delle dieci puntate della prima stagione.
La recensione della prima stagione!
Nuovi problemi, vecchi rapporti
Questa seconda ne prosegue il racconto: e se la prima annata si era conclusa con un furioso litigio tra Kate e Tully, dopo un funerale, il primo episodio di questa nuova parte dopo qualche tempo, in medias res, con le due amiche inspiegabilmente distanti. Kate deve ora pensare a sé stessa, mentre l’amica è all’apice della carriera: ovviamente, qualcosa va storto, e si deve però preparare ad una dura battaglia legale con il network con cui lavora.
Ma proprio mentre Tully si trova costretta a prendersi una pausa, il suo dover riallacciare i fil del suo passato, con il burrascoso rapporto con la madre e con l’assenza della figura paterna, il racconto fa un salto indietro e siamo negli anni ’80, giusto in tempo per vedere Kate innamorarsi di Jhonny e Tully che inizia a mietere successi.
E ancora più dietro, agli anni ’70, quando tutte e due sono adolescenti, hanno i primi screzi e si infilano in disavventure rocambolesche.
Rispetto agli episodi precedenti, questo nuovi sedici sembrano avere maggiore cura del ritmo, e se in passato gli avvenimenti si diluivano adesso tutto è concentrato e non ci sono spazi morti. Nonostante questo, però, L’Estate In Cui Imparammo a Volare continua ad essere un flop su tutti i punti di vista: estetico, formale, concettuale.
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Tante storie e poche idee
Non solo This Is Us e Lost, ma anche tanto cinema di genere (Gerry Marshall in testa): ma la frammentazione temporale se nel primo serial -quello di Dan Fogelman– dava un senso ai misteri e alla correlazione tra passato e futuro; e nel capolavoro di J.J.Abrams e Damon Lindelof era un mosaico composito ed affascinante; nella creazione di Friedman è una copertura rabberciata per una mancanza di un plot forte, diluendo sia il melodramma famigliare sia la parte più misteriosa, e creando non poca confusione nello spettatore meno smaliziato, perché saltella nel tempo a caso, non inquadra le sequenze di un periodo per un motivo ma solo per puro intrattenimento.
D’altronde, è tutto ben chiaro fin dalle protagoniste: Kate e Tully esistono solo perché hanno i volti e la professionalità di Heigl e Scrubs, essendo altrimenti inconsistenti nel carattere, nello sviluppo, nelle reazioni, nelle interazioni.